PERCHE’?

PERCHE’?

Il dubbio che rimane spesso velato – purtroppo con qualche sorridente vena di pubblico sarcarsmo che di certo non aiuta – si esprime così: ma a che serve questa cosa? Tanto decide sempre il prete! Per essere costruttivi – e non distruttivi – è necessario precisare quale sia il compito che dovrebbe svolgere, insieme al Parroco, un gruppo ristretto di fedeli, eletti dall’assemblea di un giorno domenicale. Proviamo allora a precisare.

E’ anzitutto un gruppo di persone che in virtù del battesimo ricevuto partecipano alla realizzazione della Chiesa (e guardate che la Chiesa siamo noi!) e, in particolare, di quella Comunità Cristiana – la parrocchia – che è situata nel territorio di Rosate. Già così comprendiamo una cosa fondamentale: in quanto battezzato, la parrocchia (la Chiesa, la Comunità dei credenti, non la gerarchia), è “casa mia”, luogo nel quale manifesto e rendo testimonianza alla speranza che è in me. E chi non vorrebbe che la sua casa fosse bella e accogliente, tessitrice di relazioni umanamente e spiritualmente feconde, attraverso le quali ciascuno si sente considerato una sorella, un fratello. 

Ma non basta teorizzare. Con quali azioni possiamo realizzare questa Chiesa di Gesù che ci interpella? Ecco il compito: si tratta di esercitare l’ascolto dello Spirito per discernere (vagliare, selezionare) quali scelte sono le più opportune per annunciare il Vangelo di Gesù che “parla” ai vissuti personali, le attese, le ansie, le speranze, le gioie delle donne e degli uomini di questo tempo. Il Vangelo non è un’aggiunta al vivere quotidiano ma lo interpreta e lo rende… umano. Così, i tradizionali ambiti dell’azione della Chiesa – annuncio della Paola, liturgia, catechesi, carità, pastorale giovanile, economia, … – richiedono di essere (ri)pensati in relazione alle nuove condizioni e cambiamenti.

Così si esprime il Vescovo Ivo Muser della Diocesi di Bolzano-Bressanone nella sua lettera per la Quaresima: «Come potrebbe apparire la nostra Chiesa locale fra 15 anni? Cosa vediamo se immaginiamo di trovarci nell’anno 2038?». Immaginare la Chiesa del futuro significa recuperare, nel presente, le sue radici: la Parola del Vangelo, la preghiera comune, l’Eucaristia, la comunione fraterna. E’ ciò che garantisce l’appartenenza a una comunità.

Questo deve fare il Consiglio, a questo deve essere proiettato il consigliare nella Chiesa. E’ la forma vincente – anche se più lungo e distesa – della sinodalità. Il “Parroco di una volta” non esiste più, e nemmeno può esistere. La Chiesa potrà continuare la sua missione grazie alle persone che si mettono in gioco nella Catechesi, nella Liturgia, nella Carità, nella Famiglia ed oltre (l’istituzione di Ministeri Laicali) fino ai Consigli Pastorale ed Economico: non fuoriclasse o voci soliste ma un gioco di squadra, una coralità, una comunione di intenti per un obiettivo.

In questi mesi che precedono alla formazione del nuovo Consiglio, ciascuno preghi per sé stesso, per il suo battesimo, per il suo appartenere alla Chiesa, per chiedere al Signore Gesù il coraggio di mettersi in gioco.

L’alternativa? Non è difficile immaginarla…

Pubblicato il 23 Marzo 2024


RINNOVO CONSIGLIO PASTORALE