III DOMENICA DI AVVENTO

III DOMENICA DI AVVENTO

1 Dicembre 2019 Mt 11,2-15

1 Dicembre 2019 Mt 11,2-15

TERZA DOMENICA DI AVVENTO: TRA DUBBIO E SPERANZA

Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio… Egli viene a salvarvi” (Is 35,2).

Mani fiacche… ginocchia vacillanti… un’esperienza abbastanza comune a tutti noi. Sono i sintomi della stanchezza, della fatica, della paura ma anche dello scoraggiamento, della svogliatezza, dell’incapacità ad agire. Ci si lascia andare, come diciamo noi.

Sono sintomi che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe nella nostra vita ed allora ci si abbatte, ci si dispera, ci si ferma. La vita non trova più un sentiero da percorrere, non ha più direzione e forse non ha più senso. Compare inesorabilmente l’esperienza del dubbio che smarrisce il cuore. Dubitare significa sospendere per un attimo la fede, l’amore, la speranza… e questa sospensione smarrisce il cuore.

E’ difficile in questo stravolgimento interiore anche solo ascoltare le parole di Isaia: “Dite agli smarriti di cuore: Coraggio non temete!”, figuriamoci metterle in pratica: impossibile!

Giovanni Battista è arrivato anche lui fino a questo punto, anche il suo cuore per un attimo si è smarrito, anche lui è stato travolto dall’esperienza del dubbio. In carcere per colpa di Gesù, creduto il Messia atteso, il volto del Dio dell’antica alleanza.. manda a dire: “Ma sei proprio tu il Messia?”. La vita è una sola: non la si può giocare su una favola costruita elegantemente per menti ottuse, non la si può gettare via seguendo un qualunque agitatore di folle che invoca la liberazione ma che, per causa sua, si può rischiare il carcere e la morte.

E’ l’ora di comportarsi da grandi. Non è il semplice invito, come quello dei genitori – un po’ strumentale, a dire il vero – per provocare l’obbedienza del figlio o per insegnargli l’autonomia. Il “grande” del vangelo è colui che si fida. Il “grande” del vangelo è in realtà il più piccolo agli occhi degli uomini. La grandezza è racchiusa in quella capacità dei piccoli di fidarsi e di sperare.

E’ l’ora di comportarsi da grandi, cioè è tempo di dare una direzione alla propria vita, per non essere – usando l’espressione evangelica – canne sbattute dal vento, bensì “profeti”, cioè uomini e donne che indicano e vivono la presenza reale  concreta di Dio. Uomini e donne che non vivono “tra parentesi” l’esperienza della fede, ma la incarnano visibilmente nelle trame quotidiane dell’esistenza: anche dentro l’esperienza del dubbio e dello smarrimento del cuore.

E’ l’ora di comportarsi da grandi, cioè è tempo di sperare. Lo abbiamo solo accennato settimana scorsa: l’Arcivescovo nella sua lettera pastorale fa una interessante distinzione: aspettativa e speranza. Afferma che “l’aspettativa è frutto di una previsione, programmazione…, è costruita sulla valutazione delle risorse disponibili…, circoscrive l’orizzonte a quello che si può calcolare e controllare… La speranza è la risposta alla promessa, nasce dall’accoglienza della Parola di Dio…, è fondata sulla fede… Non sono le risorse e i desideri umani a delineare che cosa sia sensato sperare ma la promessa di Dio”. E’ qui racchiuso l’invito di Isaia: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio viene a salvarvi”.

E’ l’ora di comportarsi da grandi, anche a noi viene consegnato l’invito di Gesù. Di fronte alla possibilità del dubbio “andate e riferite ciò che voi udite e vedete: uomini e donne che vivono secondo il vangelo, ragazzi e giovani che sanno giocare la propria vita nella fede e nella speranza, famiglie che amano così tanto la vita di Dio da consegnarla ai propri figli attraverso l’educazione cristiana… è vero: c’è anche chi non vive così, non vive secondo il vangelo, ragazzi e giovani che preferiscono il divano comodo comodo piuttosto che mettere in gioco la loro vita a favore di Dio e dei fratelli… potemmo continuare con l’elenco di ciò che non va nella nostra vita cristiana. A lungo andare, questo pensiero negativo, ci convincerà che non ne vale la pena e allora il dubbio si trasformerà in disperazione, in rinuncia.

Attendiamo l’incarnazione di Dio, il Natale: Dio si fa uomo, Dio ci incontra nella nostra umanità, Dio ci tratta da grandi e ci chiede di affidarci alla sua promessa: “Dio nessuno l’ha mai visto, il Figlio che proviene da Lui ce lo ha rivelato” (Gv 1,18)

QUESTA SETTIMANA: Faccio bene, il bene! Ogni azione, dalla più semplice e quotidiana (come andare a scuola o al lavoro, preparare la tavola o riordinare la casa, fare i compiti o gestire il tempo libero…) a quelle più complesse e faticose (affrontare una tensione nelle relazioni, gestire un conflitto, rispondere alle emergenze della vita, accettare l’imprevisto…) vuole essere sempre orientata al bene. Non mi lascio scoraggiare, non rimpiango le scelte non fatte, non invidio quelli a cui va tutto bene. … agisco, scelgo, facendo bene e per bene, perché è la promessa di Dio che sostiene, non i risultati raggiunti.

Pubblicato il 1 Dicembre 2019