I DOMENICA DI AVVENTO
17 Novembre 2019 Mt 24,1-31
17 Novembre 2019 Mt 24,1-31
PRIMA DOMENICA DI AVVENTO: L’ATTESA E IL TEMPO
A dire il vero mi piacerebbe esserci alla fine del mondo. Come sarà? Cosa accadrà? Ne parliamo come se fosse un evento conosciuto o come se ne avessimo già esperienza… ma che cosa sappiamo di questa fine? Ne parliamo senza troppa paura perchè ce lo hanno insegnato ma a questa fine noi non ci saremo. E allora continuiamo a vivere giorno dopo giorno, intuendo che qualcosa accadrà, ma senza rimanerne coinvolti. Lo sappiamo: non è questo il senso dell’attesa di questo tempo di avvento, non è questa la direzione che la Parola evangelica oggi vuole indicarci.
Ma che cosa è allora l’ “attesa”? Come e cosa/chi dobbiamo attendere? L’attesa è anzitutto la condizione della vita, è quell’essere sospesi tra due fuochi, due punti prospettici, che da una parte ci permettono di vivere ma dall’altra rivelano che la vita non è ancora in pienezza, non ancora completamente realizzata. Così viviamo la felicità e la tristezza, la gioia e il dolore, la salute e la malattia, la fortezza e la fragilità, la vita e la morte… Vorremmo essere felici vivere nella gioia, essere sempre in salute, sperimentare la fortezza della vita…., ma l’esperienza ci sbatte sulla faccia il nostro limite, il “non ancora” compiuto della felicità, della gioia, della fortezza, della vita… ma il desiderio di pienezza rimane e permane, e noi continuiamo a dirci “Ma, speriamo che il tempo che verrà sia migliore…, speriamo di uscire da questa situazione…, speriamo di vivere con un po’ più di serenità…”.
Oggi il Signore ci dice “E’ l’ora di non arrenderti! Mai!”. Non arrenderti alla tristezza, non arrenderti al dolore, alla malattia, alla fragilità, alla morte… Il profeta Isaia ci rassicura: “La mia giustizia è vicina, si manifesterà la mia salvezza… avranno fiducia nel mio braccio… la mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta… la mia giustizia durerà per sempre, la mia salvezza di generazione in generazione”. Non arrenderti mai: giustizia e salvezza sono assicurate da una promessa che non è ancora da venire ma si è già realizzata in quell’evento che ci ha già raggiunto che è Gesù di Nazaret, Dio-con-noi.
Ciò che non è ancora realizzato in pienezza ci mette nella condizione di attendere ma con il coraggio di chi riconosce un grande dono: “dobbiamo sempre rendere grazie a Dio… perché Dio ci ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità. A questo ci ha chiamati mediante il vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo”. L’apostolo Paolo è certo di questa parola, parola di speranza che non permette alla delusione o alla rabbia di prendere il sopravvento sulla vita. Anche quando attraversa sentieri imprevisti, anche quando ci sembra di non vedere con chiarezza il nostro fine ultimo, anche quando siamo immersi nel vortice del male… non arrenderti mai!
La domanda si impone: che cosa devo fare per sperimentare anche solo un poco questa speranza, qui, ora, in questa vita? che cosa devo fare per non arrendermi mai? La speranza, la gioia, la salvezza… non sono racchiuse in un luogo, in un tempio «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta». La speranza, la gioia, la salvezza sono racchiuse in un incontro, in una relazione, nella quale è prima di tutto l’altro – il Figlio dell’uomo, Gesù che è Dio – a venirmi incontro, a cercarmi, a consegnare se stesso, a indicarmi la vita. «Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli».
E’ in questo tempo presente che si realizza la vita e noi attendiamo questo incontro con il Signore Gesù, credendo che il compimento accadrà, anzi, che il compimento della vita, la sua realizzazione, la sua felicità, la sua sensatezza anche quando ci sembra senza senso, sono già accadute in Gesù che è Dio. E, attraverso di Lui, compimento, realizzazione, felicità, sensatezza della vita, sono accessibili anche a noi.
L’Avvento è un evento, è la celebrazione della presenza reale di Cristo. E Cristo è presente realmente:
• tutti i giorni, in ciascuno di noi, come maestro e come amico, con la sua grazia e le sue ispirazioni a essere in comunione con Dio. Possiamo rifiutare l’incontro, sarà Lui ad attenderci
• ogni giorno nell’Eucaristia, a tutte le ore del giorno e della notte in migliaia e migliaia di luoghi ufficiali (le chiese) o improvvisati (le case, le prigioni, all’aperto) e noi possiamo riceverne fisicamente la presenza, accostandoci al Sacramento
• come giudice e amico per ciascuno di noi quando moriremo
• come giudice universale, alla fine dei tempi, quando «sorgeranno nuovi cieli e terra nuova».
L’Avvento è occasione per mantenere viva l’attesa di tutto questo. Quindi è qualcosa di squisitamente spirituale, che sollecita anche tutti noi a una visione spirituale della vita e, soprattutto, di questo tempo di attesa. E’ l’ora di non arrendersi. Mai! Perché tutti siamo destinati all’abbraccio paterno di Dio e non possiamo sottrarci a quell’incontro.
QUESTA SETTIMANA: raccolgo i momenti e/o le esperienze della vita che maggiormente mi preoccupano, mi fanno soffrire, mi rattristano e apro ogni mia giornata con un profondo e sincero atto di fede e di speranza, crescendo nella consapevolezza che sono chiamato all’incontro con il Signore, non solo alla fine, ma qui ed ora, in questo mio presente.
Pubblicato il 15 Novembre 2019