DOMENICA DELLE PALME 2020

DOMENICA DELLE PALME 2020

Vangelo (Gv 12,9-16)

Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: ”Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!”. Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d’asina. I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte.

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La folla è come una ”carina tornasole”: indica spesso il ”clima” di una situazione. Passando ieri, per comprovate esigenze lavorative, in una via del centro di Rosate, sono stato invitato a partecipare a una chiacchierata tra le persone non dal telefono o dal computer bensì da finestre e balconi.

Qualche volta abbiamo bisogno della folla: per uscire dall’ordinario, per innocua curiosità, o forse semplicemente perché siamo fatti così, siamo esseri sociali, relazionali e non resistiamo se non abbiamo qualche altro nostro simile con il quale parlare, qualcun altro da vedere, da osservare, anche solo seduti dalle panchine di una piazza, muovendo il capo a destra e a sinistra per seguire con lo sguardo i passanti, conosciuti e sconosciuti.

La folla che Gesù incrocia a Gerusalemme, è per le strade, in festa. Non è per semplice curiosità, non è per l’arrivo di uno sconosciuto da radiografare, non è neppure per lo stupore di un personaggio famoso a cui chiedere autografi: egli è il ”benedetto dal Signore, è colui che viene nel nome di Dio”.

Riconoscenza. E’ il compito che ci attende oggi, in questo nostro inaspettato ma reale presente.

Riconoscere che passa il benedetto dal Signore, colui che viene nel nome di Dio, il Figlio di Dio. Egli passa sulle nostre strade abitate spesso solo da coloro che vigilano su di noi, per la nostra sicurezza e per i nostro sostentamento primario. Passa per le strade dei cuori, sempre affollate di gente, di amici e conoscenti, di madri e padri, di figli e genitori, di mariti e mogli, di nipoti e nonni… Passa sulle strade del cuore affollate anche da tutti coloro che non sono più tra noi.

Riconoscere che passa il benedetto dal Signore, colui che viene nel nome di Dio, il Figlio di Dio. Egli passa nelle strade affollatissime delle corsie d’ospedale. In esse, dottori e infermieri, ammalati e parenti, sono in attesa di un incontro faccia a faccia con la speranza, anche e soprattutto quella speranza che non inserisce chi muore in una fredda statistica – positivo o negativo, con o senza, vecchio o giovane – ma sa che ciascuno ha una storia perchè è parte di una storia più grande.

   

Riconoscere che passa il benedetto dal Signore, colui che viene nel nome di Dio, il Figlio di Dio. Egli passa nei cuori e nelle azioni di chi si mette in cammino volontariamente per prendersi cura di chi non può farlo da solo, riscoprendosi tutti insieme complici di una solidarietà libera e gratuita.

Riconosciamo questo Signore che ci cerca. Abbiamo bisogno di essere incontrati da Dio, da un Dio che non se ne sta solo soletto lassù nel cielo. Questa si che – permettetemelo – è ”roba da bambini”. Dio è qui ed ora sulla faccia di questa nostra terra, ed ha un volto: Gesù di Nazaret. Egli è colui che fa ardere il cuore nel petto in quel cammino di ricerca infinita di gioia, di amore, di benessere, di relazione, di salute, di vita…

Si, noi possiamo! Possiamo fare analisi e proiezioni previsionali sul futuro che ci attende, possiamo rassegnarci a ”prenderla come la viene” . In alternativa possiamo tenere fissi gli occhi su Gesù, colui che da origine alla fede e la porta a compimento. Perché questo è ciò che ogni anno celebriamo in questi giorni imminenti alla Pasqua: Gesù, colui che da origine alla fede e la porta a compimento. E sarà di nuovo, nonostante tutto, ancora Pasqua.

 

Signore Gesù,
anche oggi percorri le nostre strade deserte,
affamate di relazioni umane, di volti che si incrociano,
di sguardi che ricambiano sorrisi,
di mani che vogliono stringersi nel segno della pace.
Ritorna in mezzo a noi, ne abbiamo bisogno.
Non troverai folle esultanti, troverai il deserto.
Non camminerai su strade ricoperte da mantelli,
toccherai solo il duro asfalto di questo ”oggi”.
Non salirai neppure su una bestia da soma,
sarai a piedi in mezzo a queste strade,
abitate dal positivo desiderio di contenere il dramma
di una malattia sconosciuta e drammatica,
ma pure percorse dalle attese di una nuova rinascita.
Torna a percorrere le nostre strade, in questa Pasqua.
Non ci saranno folle di gente ad aspettarti
ma cuori ansiosi di sentire la tua presenza.
Non ci saranno urla e schiamazzi di festa
ma silenzi oranti che gridano la speranza.
Non ci saranno tessuti colorati né rami di palma e d’ulivo
per annunciare l’arrivo del Re dei Re
ma le nostre case, i nostri palazzi, i nostri cortili,
le nostre piazze, il nostro quotidiano presente,
è l’unico addobbo che ci rivela che ti vogliamo ancora acclamare,
ti vogliamo ancora lodare, ti vogliamo ancora amare.
E sarà ancora Pasqua,
perché Tu, Signore, ci abiterai e ci sosterrai,
nel nome di un Dio che si chiama ”Padre”,
per l’azione misteriosa e concreta dello Spirito Santo
che risuona come eco di ogni cuore a invita a contemplarti
come ”Verbo fatto carne, che ha posto la sua dimora fra noi”:
per sempre! Anche e soprattutto oggi.

 

 

Pubblicato il 5 Aprile 2020